Olga

Articoli nella categoria Diritto collaborativo e ADR

IL LAVORO DEI PROFESSIONISTI COLLABORATIVI – di Alessandra Hopps

La separazione e il divorzio costituiscono per molte coppie uno dei momenti più difficili e decisivi di tutta la vita. Sono eventi che generano sentimenti di profonda afflizione, sofferenza, rabbia, rimorso e tristezza. Questi sentimenti sono difficili da evitare in un processo caratterizzato da senso di sconfitta, conflitto, tradimento della fiducia e difficoltà economica. Questo vale sia per gli adulti che per i figli.

I coniugi che si trovano ad affrontare la separazione o il divorzio hanno diverse questioni da risolvere, ma alcune delle più importanti sono: 1) Starò bene?, 2) Ci sarà mai fine al senso di disordine che regna nella mia vita?, 3) C’è un modo tale per cui ogni membro della famiglia trovi un punto di incontro riguardo ai rispettivi bisogni di tipo economico?

Queste sono domande molto importanti che tutti coloro che intraprendono una separazione o un divorzio sembrano porsi. Sebbene all’inizio tale situazione possa sembrare schiacciante sotto il profilo emotivo, è fondamentale tenere a mente che guardare alle cose da affrontare come ad un insieme di impegni realistici è più appropriato. E poi bisogna ricordare che la separazione o il divorzio sono come ogni altra fase di transizione nella vita: possono anche portare sollievo, crescita e ripresa.

L’obiettivo dei professionisti collaborativi è quello di aiutare le coppie non solo a sopravvivere, ma ad arrivare alla fine del percorso con un risultato che sia un buon punto di partenza per il futuro. Questo traguardo è raggiunto grazie alla possibilità di avere l’aiuto di professionisti in grado di assistere la coppia rispetto ad ogni ambito del percorso di separazione.

Il divorzio è usualmente percepito come un procedimento giudiziario. I coniugi conferiscono l’incarico ad avvocati, verosimilmente finiscono in tribunale e ne escono con un documento ufficiale che segna la fine del matrimonio secondo l’ordinamento giuridico (anche se le coppie con figli sanno che la loro relazione genitoriale continuerà per il resto della vita). I professionisti collaborativi sanno che la separazione e il divorzio sono molto più che un procedimento giudiziario: si tratta di un viaggio a livello emotivo, spirituale e perfino finanziario che include anche un passaggio giudiziario, che però non è altro che una tappa. Così come il matrimonio è molto più che un documento, il procedimento di divorzio è molto più della semplice sottoscrizione dell’accordo finale.

I professionisti collaborativi offrono strumenti che aiutano le famiglie ad identificare e gestire tutte le questioni del procedimento di divorzio:

L’elaborazione del lutto dovuto alla perdita
I cambiamenti economici immediati e le pianificazioni per il futuro
Le migliori opzioni per crescere insieme i figli nel futuro
Tutti i passi necessari da compiere dal punto di vista legale
Ruolo dei professionisti collaborativi

Avvocati

Aiutano a risolvere le questioni legali della separazione o del divorzio, secondo il vigente ordinamento giuridico. Lavorano con entrambi i coniugi per la stesura della bozza di accordo e per individuare la gestione dei figli.

Esperti finanziari

Aiutano la coppia a risolvere le questioni legate a redditi, rendite, investimenti e mutui.

Solitamente lavorano con la coppia in assenza degli altri professionisti collaborativi fino al momento in cui le varie questioni sono risolte e si può procedere con gli avvocati alla stesura dell’accordo.

Psicologi

Incontrano i coniugi e i figli in assenza degli altri professionisti collaborativi, per individuare i bisogni fondamentali della futura relazione genitoriale.

Esperti finanziari e psicologi sono professionisti neutrali che generalmente si relazionano con gli avvocati, per riferire dei loro incontri con la coppia, e occasionalmente partecipano agli incontri a quattro, se ciò è stato concordato con i coniugi.

Alessandra Hopps è avvocato collaborativo, segretario della Camera Minorile Picena, aderente all’Unione Nazionale Camere Minorili, nonché segretario del Gruppo di Pratica Italiano di Pratica Collaborativa, associato all’International Academy of Collaborative Professionals, esercita presso il foro di Ascoli Piceno.

alhopps@libero.it – Corso Mazzini n.229 Tel.0736.263550 Cell.339.5913678

QUESTIONE DI SCELTE

opzioni per la risoluzione del conflitto

Lo schema illustra le opzioni che hai a disposizione per separarti, divorziare o effettuare modifiche alle condizioni già stabilite. Mostra anche il grado di coinvolgimento e quanto puoi essere determinante nell’assunzione delle scelte. La vera vittoria, con il metodo collaborativo, è diventare capaci di assumersi le proprie responsabilità, di orientarsi e risolvere il caso più di quanto non lo siano, nel processo tradizionale, giudici, avvocati o mediatori.

Nel modo di agire consueto c’è il vantaggio, in caso di fallimento, di attribuirne la responsabilità ad altri: l’avvocato, l’altro coniuge, il sistema giudiziario, la legge.

Certo, devi chiederti se ne hai voglia, se ti senti in grado di riconoscere tuoi eventuali errori e di risolvere le difficoltà insieme all’altro coniuge e ai vostri avvocati.

Il rischio di veder naufragare il processo Collaborativo sta nel credere che il successo della propria separazione dipenda dall’avvocato, come nel metodo tradizionale, in cui si ritiene che la vittoria in causa dipenda dall’eccezione processuale o dalla norma che il buon legale conosce e sa utilizzare.

Una buona separazione si ottiene anche quando il tuo avvocato e gli altri professionisti incaricati ti avranno trasmesso il modo di risolvere i tuoi conflitti e di tessere la trama di una nuova esistenza basata sulla consapevolezza che, con l’accettazione di sé e dell’altro, puoi ritrovare un’armonia persino più profonda di quella precedente sulla quale la tua unione si basava.

Olga Anastasi, Il Divorzio Collaborativo, Ascoli Piceno, 2014 @ Riproduzione riservata

https://www.amazon.it/divorzio-collaborativo-Larte-separarsi-amore-ebook/dp/B00UTCNIBM

 

LINEE GUIDA PER I GENITORI di Alessandra Hopps

Prima di agire, pensate al benessere emotivo e mentale, presente e futuro dei vostri figli, piuttosto che ai vostri bisogni e ai vostri sentimenti.

Cercate di mantenere quanto più possibile la padronanza di voi stessi e l’equilibrio: ciò che mostrate ai vostri figli, in qualche modo condiziona il loro comportamento.

Concedete a voi stessi e ai vostri figli il tempo necessario per metabolizzare la crisi.

Ricordate i momenti felici del vostro matrimonio e condivideteli con i vostri figli.

Rassicurate i vostri figli, in merito al fatto che non sono loro la causa della separazione e che non saranno né rifiutati né abbandonati, facendo presente che altri bambini vivono l’esperienza dei genitori separati, ma sono sereni.

Continuare a mostrare rabbia e rancore verso il coniuge può ferire i figli più della stessa separazione.

Astenetevi dal criticare l’altro genitore.

Non chiedete ai figli di schierarsi.

Non coinvolgete i figli in discussioni aventi ad oggetto difficoltà economiche.

Cercate di spiegare in maniera chiara ai vostri figli cosa sta accadendo e per quale ragione, senza tacere nulla, ma utilizzando un linguaggio a loro comprensibile.

Evitate che il senso di colpa per la fine del matrimonio abbia come risvolto un eccesso di lassismo nel sistema educativo nei confronti dei figli.

Rendetevi conto che siete umani e che non potrete essere il genitore perfetto.

Tenete a mente la necessità di proteggere i figli dall’impatto negativo del conflitto fra i genitori: se necessario, troncate le conversazioni, anche telefoniche, che possano degenerare

Rileggete più volte questi suggerimenti e aggiungete le vostre idee costruttive rispetto a come approcciare questa difficile fase della vostra vita.

Siate consci del fatto che la separazione, sebbene sia tra gli stress emotivi maggiori della nostra vita, offre anche una grande opportunità di crescita a chi è in grado di vivere il cambiamento in maniera consapevole.

Alessandra Hopps è avvocato collaborativo, segretario della Camera Minorile Picena, aderente all’Unione Nazionale Camere Minorili, nonché segretario del Gruppo di Pratica Italiano di Pratica Collaborativa, associato all’International Academy of Collaborative Professionals, esercita presso il foro di Ascoli Piceno.

alhopps@libero.it

I PASSAGGI DEL PERCORSO COLLABORATIVO di Alessandra Hopps

  • Alessandra Hopps è avvocato collaborativo, nel direttivo del Gruppo di Pratica Italiano di Pratica Collaborativa, associato all’International Academy of Collaborative Professionals, esercita presso il foro di Ascoli Piceno.
  • INTERVISTA INIZIALE CON IL CLIENTE
  • PRIMO CONTATTO CON L’AVVOCATO DELL’ALTRA PARTE
  • PREPARAZIONE DEL CLIENTE AL PRIMO INCONTRO A QUATTRO
  • IL PRIMO INCONTRO A QUATTRO (clienti e avvocati)
  • DEBRIEFING (letteralmente, resoconto) CON L’AVVOCATO DELL’ALTRA PARTE (E GLI EVENTUALI PROFESSIONISTI NEUTRALI)
  • I SUCCESSIVI INCONTRI A QUATTRO
  • L’ULTIMO INCONTRO A QUATTRO

INTERVISTA INIZIALE CON IL CLIENTE

Porre domande a risposta aperta per verificare la praticabilità del metodo collaborativo

Individuare i reali bisogni, piuttosto che le pretese

Fornire informazioni in merito alle varie opzioni di risoluzione del conflitto

Spiegare come funziona il metodo collaborativo:

1) Ogni cliente incarica un avvocato collaborativo

2) Clienti e avvocati partecipano a incontri a quattro per raggiungere un accordo

3) Gli avvocati garantiscono l’integrità del procedimento e guidano i clienti

4) Gli altri professionisti entrano a far parte della squadra, laddove sia necessario accrescere la capacità dei coniugi di raggiungere un accordo che sia il punto di incontro fra i rispettivi bisogni

Evidenziare gli aspetti positivi del metodo collaborativo:

1) Si crea un ambiente sereno nel quale discutere le condizioni dell’accordo senza la minaccia di avviare azioni giudiziarie

2) La comunicazione avviene secondo regole improntate al rispetto reciproco

3) C’è la completa messa a disposizione dell’altra parte di tutte le informazioni rilevanti

4) Si possono scegliere le soluzioni più adeguate per entrambe le parti

Spiegare che l’avvocato rinuncia al mandato, laddove la negoziazione fallisca.

Individuare il modo di convincere l’altro coniuge ad aderire al metodo collaborativo

 

PRIMO CONTATTO CON L’AVVOCATO DELL’ALTRA PARTE

  1. Stabilire una relazione con l’avvocato dell’altra parte, cercando di rimuovere pregiudizi dovuti a pregresse esperienze giudiziarie
  2. Verificare che entrambi state preparando i rispettivi clienti con la medesima metodologia
  3. Esporre sinceramente gli aspetti del proprio cliente che possono generare uno squilibrio, a livello emotivo o economico, della coppia nell’ambito della separazione
  4. Concordare l’ordine del giorno del primo incontro a quattro
  5. Stabilire come regolamentare gli accordi temporanei, in merito al sostegno economico, al collocamento dei figli e all’esercizio del diritto di visita
  6. Rassicurarsi in merito alla rinuncia al mandato, laddove la negoziazione dovesse fallire

Tutto quanto sopra vale anche per il primo contatto con gli eventuali professionisti neutrali che entrino a far parte della squadra.

 

PREPARAZIONE DEL CLIENTE AL PRIMO INCONTRO A QUATTRO

  1. Rivedere l’accordo partecipativo nel dettaglio
  2. Rivedere l’ordine del giorno del primo incontro a quattro:
  • leggere e sottoscrivere l’accordo partecipativo
  • preparare il piano d’azione del processo collaborativo
  • discutere delle tecniche utilizzate nel metodo collaborativo per gestire il conflitto
  • spiegare i concetti basilari: la negoziazione basata sugli interessi, l’identificazione dei reali bisogni, l’assistenza prestata al cliente, il rispetto della legge
  1. Rassicurare il cliente che l’incontro si svolgerà senza sorprese, esclusivamente sui temi già indicati
  2. Spiegare al cliente che l’avvocato si rapporterà all’altro coniuge e al suo avvocato, in modo da favorire un clima sereno per la negoziazione e che l’altro avvocato farà altrettanto
  3. Spiegare in che modo lavoreranno gli avvocati e che cosa si aspettano dai clienti, rileggendo il decalogo delle regole fondamentali
  4. Chiedere al cliente di esprimere le sue perplessità e le sue paure rispetto al primo incontro a quattro e spiegare in che modo verranno gestite le situazioni
  5. Educare il cliente ad esprimere i suoi bisogni, in accordo alle regole della negoziazione basata sugli interessi, facendogli capire che è il punto di partenza per raggiungere un accordo che soddisfi entrambe le parti
  6. Rivedere le necessità del cliente e quelle che ci si aspetta vengano presentate dall’altra parte sia con riferimento alla separazione che al periodo successivo
  7. Spiegare la distinzione fra lo stato di separati, quello di coniugati e quello di persone che, comunque, mantengono una relazione
  8. Individuare eventuali necessità impellenti da esaminare al primo incontro
  9. Spiegare al cliente che la trattativa non avrà inizio finché non verranno condivise tutte le informazioni rilevanti, cosa che avverrà successivamente al primo incontro
  10. Descrivere lo spazio nel quale si svolgerà l’incontro e chi vi prenderà parte

IL SEGRETO DELLE RIUNIONI A QUATTRO, IL PRIMO INCONTRO*

La prassi Collaborativa prevede una serie di incontri tra gli avvocati e le parti in cui, gradualmente, si ottenga il raggiungimento dell’accordo migliore possibile per la coppia. Gli incontri si svolgono a distanza di due o quattro settimane per consentire un adeguamento progressivo alle novità della separazione. La riunione iniziale si svolge tra i due coniugi e i rispettivi avvocati, chiamati a decidere concordemente le modalità e i tempi con cui procedere.

In questa prima fase si segue uno schema prestabilito: dopo le premesse e la conferma delle motivazioni sottese alla scelta del metodo Collaborativo, le parti e gli avvocati sottoscrivono l’Accordo Partecipativo preliminare che prevede delle regole pensate per creare un clima di serenità tra i contraenti. Ci si impegna a decidere tutte le questioni oggetto della separazione e a rispettare le regole dell’accordo, demandando alle decisioni del Tribunale soltanto gli adempimenti necessari a conferire efficacia legale alle condizioni concordate. Sono inoltre identificati obiettivi e interessi di ciascun coniuge e gli avvocati prospettano le ragioni di diritto applicabili, analizzano insieme alla coppia i punti salienti del conflitto, le conseguenze e le reali incertezze di un’eventuale lite giudiziaria, i limiti posti dall’ordinamento alla disponibilità dei diritti nonché le possibili soluzioni giuridiche più adeguate.

*tratto da O. Anastasi, Il Divorzio Collaborativo, Ascoli Piceno, 2014 @ Riproduzione riservata https://www.amazon.it/divorzio-collaborativo-Larte-separarsi-amore-ebook/dp/B00UTCNIBM

 

SIAMO UNA RETE

Il movimento collaborativo e le associazioni specialistiche italiane

La progressiva diffusione del diritto collaborativo negli Stati Uniti, in Europa e Australia, ha determinato la costituzione di una comunità internazionale, la International Academy of the Collaborative Professionals – IACP (https://www.collaborativepractice.com) che ha sede a Phoenix, Arizona, e a cui aderiscono i professionisti Collaborativi, per condividere codici di comportamento, formazione specifica e standard etici, nonché per diffondere la cultura Collaborativa.

Composta da più di cinquemila soci in tutto il mondo, ne conta ormai oltre trecento solo in Italia, dove, dal 2009 in poi si sono costituite l’Associazione Italiana Professionisti Collaborativi (https://praticacollaborativa.it), l’Istituto Italiano di Diritto Collaborativo e Negoziazione Assistita (http://www.dirittocollaborativo.eu), il Gruppo Italiano di Pratica Collaborativa già Gruppo di Pratica Collaborativa Ronald D. Ousky (http://www.dirittocollaborativo.it).

Il Metodo Collaborativo comporta la risoluzione non giudiziale delle controversie familiari e assiste le coppie nel gestire la separazione o il divorzio in modo civile e rispettoso, senza necessità di adire il tribunale con la procedura contenziosa, con lo specifico scopo di preservare i figli dall’animosità e dal conflitto. Da molti liquidato come una versione americana della mediazione, ancora fino a pochi anni fa ritenuto scarsamente applicabile in Italia per le differenze tra ordinamenti di Civil law e di Common law, ha invece visto crescere costantemente nel tempo il numero di professionisti che hanno acquisito la formazione per esercitarlo.

Rientra nella categoria di Alternative Dispute Resolution (ADR) insieme a mediazione, arbitrato, negoziazione e conciliazione, diffusi soprattutto nei paesi di common law, come istituti stragiudiziali che nella ricerca di una soluzione al caso concreto non si basano sulla contrapposizione tra i soggetti bensì su una loro collaborazione.

THE COLLABORATIVE WAY TO DIVORCE

Ronald D. Ousky era stato uno dei primi avvocati che, negli USA, agli inizi degli anni Novanta, aveva seguito l’intuizione del collega Stuart G. Webb, ideatore del metodo collaborativo. Entrambi avvocati divorzisti, avevano sperimentato per anni gli esiti negativi delle battaglie giudiziarie intrattenute dai propri clienti, la mancanza di dialogo delle coppie in crisi, i sentimenti negativi di paura, rabbia, recriminazione che nessuna sentenza di condanna riusciva a sanare, i danni che tutto questo comportava per i figli. Entrambi avevano vissuto il disappunto di constatare che né astute eccezioni processuali né un’eventuale vittoria in giudizio garantivano ai propri clienti serenità e soddisfazione. Il Diritto Collaborativo è nato così, dall’intuizione di Stu e da uno sparuto gruppo di colleghi che gli diedero fiducia credendo nel metodo, tutti insoddisfatti sino ad allora dei risultati ottenuti con il metodo tradizionale.

Nel 2006 Ron e Stuart scrissero The Collaborative Way to Divorce. The Revolutionary Method That Results in Less Stress, Lower Costs and Happier Kids – Without Going to Court, secondo cui vivere una separazione è come affrontare “un viaggio in terra straniera, un luogo dove non si è mai stati e in cui le abitudini e il linguaggio appaiono completamente sconosciuti. Come in ogni viaggio, è essenziale sapere dove si vuole andare, ancor prima di decidere l’itinerario.”

QUESTA È LA STORIA DI UNO DI NOI

È lunedì, si riapre l’agenda, l’orario della settimana delinea l’andamento di ciò che sarà.

Visualizzo mentalmente gli appuntamenti su cui concentrarmi e capisco che per spiegare a tutti, come voglio, in quale direzione camminare, devo raccontarvi un po’ di storia della strada già percorsa.

<<Il diritto collaborativo nasce da un’intuizione di Stuart G. Webb, avvocato matrimonialista che a Minneapolis nel Minnesota, alla fine degli anni Ottanta, dopo oltre vent’anni di professione, aveva constatato gli effetti nefasti di avvicinarsi ai conflitti familiari con il metodo contenzioso e con gli strumenti giudiziari abituali, che conducono al processo una patologia ormai conclamata della vicenda affettiva. Aveva verificato personalmente il rischio di essere assorbiti dal conflitto, la tendenza a riflettervi le proprie emozioni e reazioni, la difficoltà a rimanere distaccati, la propensione spontanea ad alimentare le ostilità suggerendo strategie sempre più invasive, tipiche di processi lunghi e combattivi. Aveva utilizzato nel corso del tempo gli strumenti giuridici a disposizione adatti a mettere in difficoltà le controparti, finché si rese conto che tenere il conflitto dei coniugi lontano da un’aula di tribunale, riservare gli aspetti emotivi della relazione di coppia a esperti di altre discipline, distinguere tra avvocati della “negoziazione” e avvocati della “causa” erano elementi essenziali affinché la coppia riuscisse a raggiungere un accordo durevole>>.*

Mentre viveva una profonda crisi professionale e pensava di iscriversi alla facoltà di psicologia, decise di scrivere una lunga lettera a Sandy Keith, un giudice che si occupava di mediazione. Era il 14 febbraio 1990: in quella lettera, spiegando nel dettaglio la sua idea, Stu Webb aveva già tratteggiato tutte le caratteristiche vincenti del metodo collaborativo.

*tratto da O. Anastasi, Il Divorzio Collaborativo, Ascoli Piceno, 2014 @ Riproduzione riservata

https://www.amazon.it/divorzio-collaborativo-Larte-separarsi-amore-ebook/dp/B00UTCNIBM

OGGI VE NE DICO QUATTRO

Nel processo collaborativo non ci sono udienze a cui assistere né aule di tribunale da frequentare. Gli appuntamenti si svolgono nell’atmosfera rassicurante dello studio del proprio avvocato di fiducia. Una volta che avrai scelto di aderire a questa metodologia, e tuo marito o tua moglie si saranno dichiarati d’accordo, le sessioni continueranno a tenersi al di fuori del tribunale.

La forza del metodo collaborativo si basa sugli incontri a quattro (four way meetings). La prima volta che rivedrai tuo marito o tua moglie davanti ai vostri avvocati, per parlare della separazione, potrà essere molto impegnativo. Capiterà di non riuscire a trattenere rabbia e dolore, di desiderare di piangere e urlarsi contro rancore e offese. Non si sarà sottoposti a giudizio per questo, gli incontri a quattro servono proprio a costruire empatia e ascolto; superati i momenti di tensione, i professionisti che avete scelto vi condurranno a scambiarvi un impegno reciproco a trovare soluzione ai vostri problemi senza andare in causa.

Un solo incontro non sarà sufficiente, avrete questioni più semplici o urgenti, altre più complesse e che andranno studiate affinché siano condivisibili e a lunga tenuta.

Prepariamoci a dircene quattro, allora, con lo stato d’animo di chi sa che, superata la fase critica, dolore e rabbia si trasformeranno, noi saremo più forti. STAY TUNED.

TEMPORA TEMPORE TEMPERA

Sembra uno scioglilingua, è solo una locuzione latina che invita ad aspettare il momento opportuno. La crisi coniugale vede la coppia arroccata su posizioni antitetiche; di solito uno dei coniugi vuole definire il divorzio in tempi rapidi, mentre l’altro ha difficoltà ad accettare la fine del matrimonio. Chi decide di separarsi (leaver) ha già attraversato e superato la fase dolorosa della scelta, conscio della fine del matrimonio, e desidera concluderne il processo. Chi subisce la decisione (left) è invece preso da sentimenti di rabbia, rifiuto, abbandono, spera in una riconciliazione, teme il futuro, perciò rifiuta o vorrebbe procrastinare il divorzio.

L’avvocato collaborativo non accelera i passaggi, riconosce che esistono i tempi del cosiddetto divorzio psicologico e di quello legale, spiega al “leaver” che occorre rallentare per consentire al “left” di elaborare il proprio stato emotivo. Comprendere i tempi del divorzio psicologico riduce i rischi di abbandono della trattativa. Per firmare un accordo duraturo è necessario che entrambi i coniugi abbiano raggiunto un paritetico livello di consapevolezza, quando il conflitto si è affievolito, quando entrambi hanno maturato l’accettazione della fine del matrimonio, quando si riesce a delineare una condivisione di soluzioni. Se la coppia ha figli, quando entrambi i genitori avranno compreso che, finito il matrimonio, si resta famiglia.

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