Negli Stati Uniti in cui nasce il Diritto Collaborativo è molto diffusa la figura del coach, nelle forme del Family Coach e Life Coach. Il compito di questo professionista consiste nell’aiutare ad “allenarsi” a leggere le dinamiche relazionali che si producono, sia tra i genitori che tra gli avvocati e i clienti. In Italia è più conosciuta e utilizzata l’assistenza di un mediatore familiare e qui, più che altrove, l’idea di ricorrervi fa ancora trasalire, sia per un diffuso pregiudizio nei confronti dei disagi della psiche, sia per scarsa informazione sul suo profilo professionale. La fine di una relazione coniugale è un passaggio complicato e doloroso tanto per la coppia che per i figli e di conseguenza la qualità della vita e del rapporto con i figli si abbassa drasticamente. Il mediatore familiare è chiamato ad aiutare la coppia nella fase di transizione, fornendo gli strumenti per recuperare una comunicazione efficace anche per il benessere della prole.
L’avvocato Collaborativo ricorda al proprio assistito che l’obiettivo fondamentale è la salvaguardia della relazione con l’altro per recuperare, mantenere e valorizzare il ruolo di genitore e a questo fine il processo Collaborativo sollecita le parti all’acquisizione della consapevolezza adeguata allo scopo.
Se i figli manifestano disagi durante il periodo della separazione, risulta necessario un aiuto concreto nel loro superamento. All’esperto di psicologia infantile i bambini possono esprimere preoccupazioni e paure sul proprio futuro, acquisendo il ruolo di soggetti di diritto e non più oggetto di contese e strumentalizzazioni. Lo specialista aiuta i genitori a riconoscere e governare le emozioni dei figli, risponde con parole appropriate ai loro dubbi e, attraverso incontri separati o congiunti, favorisce le parti a elaborare un programma educativo e di affidamento coincidente con le esigenze dell’intero nucleo familiare.
Nel Divorzio Collaborativo i professionisti sono incaricati da entrambe le parti per risolvere questioni specifiche e di conseguenza il loro parere deve mantenersi neutrale. La neutralità, che appare singolare secondo il metodo tradizionale, è invece fondamentale per garantire la buona riuscita del caso. Normalmente in un processo le questioni tecniche controverse sono oggetto di quesiti da parte del giudice a un professionista ausiliario, mentre le parti a loro volta incaricano un esperto di loro fiducia che tende a fornire un parere favorevole al proprio cliente. Nell’equipe Collaborativa i professionisti lavorano insieme verso un obiettivo comune, evitano la polarizzazione delle questioni e non si sentono costretti ad avvantaggiare una parte piuttosto che l’altra: questo potenzia la capacità di condividere conoscenze ed esperienze, migliorando i risultati.
Gli aspetti più tecnici e legati all’ambito economico e patrimoniale sono affrontati da figure professionali di commercialisti e periti i quali acquisiscono gli elementi necessari per dirimere le questioni che eventualmente si presentino (entità e tassazione degli assegni di mantenimento, polizze e investimenti, valore dei cespiti immobiliari, eventuali garanzie reali e problemi di liquidità).
Olga Anastasi © Riproduzione riservata
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